Tratti da un mio post recente che ha scatenato il putiferio; ne appunto le considerazioni, qui.
“Sono tutti italiani se si vince un mondiale o un oscar: immeritato. Bel film nel complesso, ma non poteva competere con uno come Alabama Monroe o altri in lizza. Altro che miglior film straniero…
Peccato per il bravo Toni Servillo in mezzo a lacerti pseudo felliniani e macerie decandenti; le miserie più apprezzate oltreoceano.
Una foto dell’Italia che è uguale a quella della Dolce Vita e anzi peggiore, perché piena di vecchiaia e persino più compiaciuta! Se questa è #LaGrandeBellezza Dostoevskij si sbagliava grossolanamente e siamo solo spacciati”
“Cara xy qua il punto non è essere critici.
Ti faccio un esempio nel mio campo: se io faccio un edificio e la critica lo esalta, mentre la gente comune dice che è una cagata, bene, per me è una cagata. Se tu dici che ti fa cagare non ti darò mai dell’ignorante, ascolterò le tue ragioni senza che questo mortifichi l’intenzionalità e la fatica che ho profuso in qualcosa in cui credo senza dogmatismo.
Non faccio riferimento a questioni legate al film con questa premessa, ti consegno solo una visione che ti sembrerà singolare ma in modo scevro da populismo muove dalla considerazione che la gente, per quanto detta ignorante, non è stupida, e troppo spesso questo argomento dell’ignoranza è usato in modo generico e qualunquista da chi vuole fregiarsi di una presunta aura snob. Comunque ti sorprenderebbe vedere gli altri film in lizza. Io non sono proprio nessuno, ma tutto sto parlare de #lagrandebellezza è proprio un grande blablabla e mi ha rotto le palle, perché leggo gente che spiattella citazioni facendone inni radical chic.
In un paese che si dice democratico ho espresso solo le mie considerazioni. Definisco l’atteggiamento notato in questi giorni, #tricolorpassatista e #fallimentalico (unione di fallimentare e italico), è la quintessenza dell’italiano ed è anche quello per cui ci fanno valere qualcosa all’estero. Tragedia.
Se leggi con attenzione dovresti capire a cosa era riferita la critica che esprimo, e mi fa personalmente rabbia che sia più importante stringersi su uno pseudo successo nazionale, messaggio che stanno facendo passare le istituzioni da Renzi a Napolitano.Le problematiche sollevate nel film sono tristemente note a noi, ma non ci si deve esaltare, sarebbe come il rotolarsi nel fango di una scrofa: adeguato per lei ma poco salutare per noi. Si devono trovare invece gli strumenti atti al superamento del quadro presentato, partendo dal messaggio forte che viene lanciato.
In conclusione, ti rinvio a letture più edificanti delle mie osservazioni (per cui ti chiedo di scusare le metafore crude) come la lettera scritta da Raffaele la Capria o la posizione di Selma Jean dell’Olio ripresa sul Washington Post la quale è carica di sano realismo. Buona lettura”